Spesso sono diverse le ragioni per le quali non si impugna la sanzione conservativa in sede giudiziale e tra esse si possono ipotizzare la difficoltà di provare nel caso concreto l’infondatezza dei fatti addebitati e il conseguente timore di vedersi rigettare la domanda venendo pure condannati al pagamento delle spese di lite, la considerazione del comunque contenuto valore economico della sanzione e il desiderio di non ravvivare e lasciare alle spalle tensioni con il datore di lavoro.
Accanto a tali comprensibili ragioni, però, occorre anche considerare che la sanzione disciplinare conservativa rientra in sede giudiziaria tra le cause di valore indeterminabile perchè la sua applicazione può esplicare un’incidenza sullo status del lavoratore, implicando un giudizio negativo che va oltre il valore strettamente economico della sanzione stessa ed involge la correttezza, diligenza e capacità professionale del lavoratore medesimo. Inoltre, se pure l’art. 7, ult. co., L. n. 300/19709, dispone che “non può tenersi conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione”, tuttavia c’è giurisprudenza che afferma che le sanzioni disciplinari applicate prima del biennio dagli ultimi fatti oggetto di contestazione possano essere comunque considerate per valutare la gravità dei fatti più recenti addebitati e così anche concorrere a legittimare il licenziamento
Vale la pena impugnare una sanzione disciplinare conservativa in sede giudiziale?
Massimo Pasino
Avvocato dal 1996
Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Trieste, matricola n. 372. Patrocinante in Corte di Cassazione e altre Giurisdizioni Superiori. Socio AGI, Avvocati Giuslavoristi Italiani.